Anoressia nervosa - Psicologo Susanna Scartoni

Che cos’è l’anoressia?

L’anoressia nervosa è uno dei disordini del comportamento alimentare più diffuso ai giorni nostri anche se, rispetto a qualche anno fa, la percentuale dei casi delle anoressiche puramente restrittive è diminuita a favore di un ‘altra tipologia di disturbo che è stato definito sindrome da vomito, caratterizzato da grandi abbuffate seguite da vomito autoindotto.

L’anoressia ha un’età di insorgenza piuttosto precoce, dodici anni circa ed è una patologia prevalentemente femminile;  secondo i dati esposti nel libro “le prigioni del cibo” (Nardone, Verbitz, Milanese) solamente il 5% dei casi riportati in letteratura e il 2% di quelli osservati al centro di Arezzo sono costituiti da pazienti di sesso maschile.

 

Come sottolineato dagli autori sopracitati le ragazze affette da anoressia sono estremamente sensibili oltre che particolarmente intelligenti, hanno una marcata incapacità a gestire le proprie emozioni per una  fragilità dettata dalla tendenza a osservare il mondo attraverso “lenti deformanti”, che portano a vivere ogni cosa come troppo difficile. Per questo motivo imparano, attraverso il continuo controllo ben riuscito sul  cibo, che l’astinenza è il miglior modo per proteggersi dalle sensazioni esageratamente  coinvolgenti e spaventose, è “l’armatura che protegge ma allo stesso tempo imprigiona”.


Come si sviluppa l’anoressia

Anche in questo caso sono le tentate soluzioni disfunzionali a costruire gradatamente il disturbo.

Oltre alla paura di ingrassare queste ragazze hanno una fragilità emotiva molto marcata. L’astinenza dal cibo messa in atto inizialmente per dimagrire diviene, col tempo, la tentata soluzione di queste ragazze, per difendersi da una realtà per loro minacciosa e travolgente, è l’astinenza, non soltanto dal piacere della tavola, ma da tutte le sensazioni piacevoli, perché troppo intense, di fronte alle quali si ha paura di perdere il controllo.

Oltre l’anestesia sensoriale ed emotiva, che rimane  l’aspetto decisamente più determinante e significativo, queste ragazze, riuscendo molto bene in ciò che alla maggior parte delle persone resta piuttosto difficile, si sentono molto più brave degli altri proprio perché sono in grado di controllarsi senza nessuno sforzo ,  inoltre riescono ad ottenere indiscutibilmente tutta una serie di vantaggi secondari, in particolar modo dal nucleo familiare, ovvero attenzioni ed affetto, che temono di non arrivare a guadagnarsi mediante le proprie personali capacità.

D’altra parte i genitori e le persone più vicine, armate delle migliori intenzioni, per cercare di aiutare la ragazza mettono in atto delle tentate soluzioni disfunzionali, come, ad esempio, insistere sul farla mangiare.


Risolvere l’anoressia con la Psicoterapia Breve Strategica

Coinvolgere tutta la famiglia o comunque il sistema relazionale in cui la persona è inserita, di modo che si possano interrompere quelle strategie inefficaci messe in atto dai famigliari, è molto importante nei casi di anoressia giovanile.

D’altra parte la terapia prevede, per la persona anoressica, una lenta e graduale “rieducazione” alle sensazioni piacevoli che tanto spaventano.  Nello specifico prevede  un lavoro minuzioso ed attento sul piacere del cibo in maniera tale che la persona sperimenti ciò che sino ad allora è stato vissuto come proibito e troppo  perturbante assieme alla capacità di gestire queste sensazioni senza dover cadere, per forza, sulla totale perdita di controllo, dalle stesse pazienti temuta.

Data la grande complessità del disturbo è essenziale che il terapeuta utilizzi manovre suggestive e stratagemmi per aggirare le rigide resistenze al cambiamento. Instaurare una  relazione significativa è allora fondamentale affinché la paziente si affidi alle indicazioni terapeutiche attraverso le quali sarà possibile  ritornare a guardare se stessi ed il mondo attraverso i propri occhi e non per mezzo di lenti deformanti.

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