depressione

Tutto è aspro, cupo, orrendo: la disperazione trasforma il giorno in notte d’inferno e costringe a nutrirci di lacrime e di dolore con un non so che di una voluttà tanto che a malincuore se ne distoglie.

(Francesco Petrarca -Secretum)

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Sofferenza inquietudine, disperazione sono parte inseparabile dell’ umana esistenza da sempre . In letteratura ritroviamo innumerevoli nonché travolgenti descrizioni di mesti stati d’animo, di sensazioni terribili di afflizione, pari ad una morte interiore , sublimi lamenti che ci rapiscono in quanto ce li riconosciamo addosso. I geni dell’arte hanno dato il meglio di sé contemplando la mestizia del proprio dolore e l’acuità della delusione, pensiamo a Munch che con il suo Urlo è riuscito appieno a rappresentare il dolore paralizzante dell’inquietudine.

Che cos’è la depressione?

Il primo a fornire una descrizione clinica di quella che venne inizialmente definita melanconia fu Ippocrate nel IV secolo a.C. il quale ne attribuì la causa ad un eccesso, nell’organismo, di mélaina (nera) cholé (bile). Oggi sembra che ne soffrano 17 italiani su 100 e prende il nome di depressione ma esiste ancora molta confusione rispetto a questo termine utilizzato per inquadrare e riconoscere in una rigida etichetta diagnostica un insieme di sintomi particolari, ma, potremmo dire, tipici dell’universo affettivo dell’uomo. Il riduzionismo genetico porta spesso, però, a lanciare una condanna a coloro che ne soffrono sulla base di fattori biologicamente determinati e determinanti e quindi immodificabili se non attraverso terapie farmacologiche.

LA DEPRESSIONE NEL DSM

Il DSM 5, il manuale diagnostico e statistico della malattia mentale ed. 5, classifica i disturbi depressivi in due sezioni, i disturbi depressivi e disturbi bipolari, quest’ultimi caratterizzati dalla presenza di episodi maniacali o ipomaniacali oltre all’episodio depressivo maggiore.

I criteri diagnostici per discriminare in maniera descrittiva un episodio depressivo maggiore, secondo il manuale, sono i seguenti:

  1. Cinque (o più) dei seguenti sintomi sono stati contemporaneamente presenti durante un periodo di 2 settimane e rappresentano un cambiamento rispetto al precedente funzionamento; almeno uno dei sintomi è costituito da 1) o 2):
  2. umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, come riportato dall’individuo (per es., si sente triste, vuoto, disperato) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso).
  3. marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni (come riportato dal resoconto soggettivo o dall’osservazione)
  4. significativa perdita di peso, non dovuta a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese) oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi tutti i giorni.
  5. insonnia o ipersonnia quasi tutti i giorni
  6. agitazione o rallentamento psicomotori quasi tutti i giorni (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)
  7. faticabilità o mancanza di energia quasi tutti i giorni
  8. sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi tutti i giorni (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per il fatto di essere ammalato)
  9. ridotta capacità di pensare o concentrarsi, o indecisione, quasi tutti i giorni (come impressione soggettiva o osservata da altri) 9. pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o un piano specifico per commettere suicidio.
  10. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
  11. L’episodio non e’ attribuibile agli effetti fisiologici di una sostanza o a un’altra condizione medica generale.

TERAPIA BREVE STRATEGICA

Piuttosto che cercare di descrivere un disturbo o di attaccare alla persona una etichetta diagnostica, che spesso rimane come un ‘ anatema che il soggetto si porta dietro per tutta la vita, la Terapia Breve Strategica focalizza la sua attenzione sulla persistenza del problema, <<L’assunzione di base è che la realtà che percepiamo ed alla quale reagiamo, compresi i problemi e le patologie, sia il frutto della interazione tra il punto di osservazione assunto, gli strumenti utilizzati, nonché del linguaggio che usiamo per comunicare tale realtà….Considerati da questa prospettiva, i disturbi mentali vengono visti come il prodotto di una modalità disfunzionale di percezione e reazione nei confronti della realtà, letteralmente costruita, dal soggetto/i attraverso le sue disposizioni ed azioni. Processo di “costruzione” questo, all’interno del quale se cambiano le modalità percettive del soggetto/i, cambieranno anche la sue reazioni.>>

(P. Watzlawick, G. Nardone, 1997)

Osservando la depressione da questa prospettiva è inevitabile che una persona che percepisca una situazione come particolarmente stressante e dolorosa reagisca manifestando sintomi quali : mancanza di sonno, di appetito, di attenzione, apatia, ritiro dalla vita sociale, incapacità di provare piacere, così come in seguito ad un evento traumatico quale un lutto o una separazione o in conseguenza a un’altra patologia.

E’ facile, in quest’ultimo caso, che la persona affetta, ad esempio, da un disturbo di attacchi di panico molto invalidante possa arrivare a sviluppare un senso di difficoltà e di incapacità tali da assumere le forme di una vera e propria depressione grave; d’altro canto l’incapace a costruire delle buone relazioni interpersonali, a interagire adeguatamente con l’ambiente esterno comincerà inevitabilmente a chiudersi ed isolarsi rinunciando alla vita sociale perché percepita come un sistematico fallimento. In questa evenienza è quindi importante individuare il problema alla base per poter eliminare la reazione depressiva.

A volte si possono osservare casi in cui la persona, in virtù di un sistema di credenze che si è costruita nel corso della vita sulla base di esperienze personali, attraverso le quali interpretare gli avvenimenti esterni ed agire, assume un punto di vista molto rigido il quale non può che rompersi e sgretolarsi, proprio in virtù della sua stessa rigidità, in altre parole, ad un certo punto, succede qualcosa che lui mai si sarebbe aspettato e questo qualcosa viene vissuto come irrimediabile e catastrofico. Il tradimento di un amico, un insuccesso lavorativo, ad esempio possono costituire delle circostanze intollerabili là dove esista, da una parte, la rigida illusione dell’amicizia come eterna fedeltà e, dall’altra, l’assoluta convinzione di non poter sbagliare mai. Ciò genera un senso di avvilimento tale da impedire la ricostruzione di una nuova più adeguata modalità di leggere la realtà e da gettare nell’abisso più profondo. Percependosi la vittima di un mondo ingrato, crudele e di una realtà immodificabile, l’individuo rinuncia.

La ricerca effettuata al CTS da G. Nardone ha permesso di individuare, focalizzandosi , anziché sulle spiegazioni , sui processi o meglio sulle modalità di funzionamento di formazione e persistenza del disturbo, una dinamica ridondante: “la persona depressa si sente vittima di un qualcosa che non può combattere e superare, ragion per cui, rinuncia”.

Il fare la vittima e la delega agli altri sono le altre tentate soluzioni che alimentano anziché risolvere il disturbo stesso.

Con queste persone un atteggiamento consolatorio, come il cercare di sdrammatizzare una situazione da loro vissuta come altamente dolorosa non funziona ma aggrava e amplifica le loro sensazioni. Molla per il cambiamento, sarà quella di schiodare la persona dalla posizione di vittima e farle sentire come, essenzialmente, la rinuncia sia un “suicidio quotidiano”.

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